Paper week, la settimana del riciclo organizzata da Comieco

RICICLO GREEN ITALIA - Comieco - Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica, insieme alla Federazione Carta e Grafica, Assocarta, Assografici e Unirima, con il patrocinio del Ministero per la Transizione Ecologica e di Anci, hanno avviato appuntamenti gratuiti che andranno da oggi, lunedì 4 aprile al 10 aprile. La Paper Week risponderà a molte domande riguardante il riciclaggio di carta e cartone, sensibilizzando i cittadini su ciò che succede a questi materiali “dopo il cassonetto”. Tantissime le iniziative virtuali ed in presenza!

L’Italia top in europa per riciclo

Secondo una stima l’Italia, ed in particolar modo gli italiani, sono portati per la raccolta differenziata. Il materiale che viene riciclato maggiormente è proprio la carta. Il Bel Paese ha anticipato di dieci anni l’obiettivo imposto dall’Unione Europea, secondo cui si sarebbe dovuto raggiungere l’85% di riciclo di carta e cartone entro il 2030. Comieco, con l’importante evento della Paper Week, punta alla continua sensibilizzazione per un paese che, dal 2020, è leader europeo dell’economia circolare.

Il programma della Paper Week

Gli appuntamenti della Paper Week comprendono esperienze digitali complete, che riveleranno tutti i percorsi che fa la carta dal cassonetto in poi. Gli eventi virtuali sono aperti alle scuole e ai cittadini, con aperitivi e quiz con tanti premi in palio, per sensibilizzare alla comunicazione corretta sull’economia circolare, un corretto uso dei cestini per rifiuti e tutto ciò che comprende il mondo della carta e del cartone.


Per maggiori approfondimenti riguardo il calendario completo della Paper Week, basta leggere l’articolo completo, Dal 4 al 10 aprile, Comieco torna con la Paper Week: una settimana di iniziative per svelare curiosità e segreti sul ciclo del riciclo di carta e cartone.

Olimpiadi e Paraolimpiadi 2024, Parigi si impegna affinché siano eco-sostenibili

GIOCHI OLIMPICI PARALIMPICI ECO-SOSTENIBILI - Dal 26 luglio all'11 agosto 2024 a Parigi si terranno i Giochi Olimpici, mentre dal 28 agosto all'8 settembre 2024 si terranno i Giochi Paraolimpici. Questa edizione non sarà interessante solo per i motivi che contraddistinguono ogni edizione, ma anche perché saranno i primi Giochi attenti al clima. L’obiettivo degli organizzatori è quello di ridurre le emissioni totali dell’evento del 50%. 

Parigi 2024, Giochi Olimpici e Paralimpici sempre più eco-sostenibili

Manca poco meno di due anni alla prossima edizione dei Giochi Olimpici e Paralimpici del 2024. I preparativi per gli allestimenti di tutti gli impianti sportivi necessari per lo svolgimento dell’evento sono in corso. La costruzione ha cercato di essere il più rispettosa e inclusiva possibile con l’ambiente circostante. In particolare si è cercato di riutilizzare il più possibile le strutture già esistenti, in modo da doverne costruire ex novo meno possibile.

Una delle attenzioni che è stata presa riguarda la dislocazione dei vari impianti. Si è cercato infatti di rendere più ecologici possibili i mezzi di trasporto che verranno utilizzati e di fare in modo che debbano muoversi il meno possibile. Come? Facendo in modo di limitare gli spostamenti dislocando le strutture impiegate nel minor raggio di distanza possibile. Altra accortezza riguarda il cibo che sarà 100% locale. 

Ci sono però emissioni che sono ineliminabile e difficilmente riducibili. Per compensare Parigi 2024 si impegnerà a compensare questa impossibilità sostenendo progetti in tutta la Francia a favore dell’ambiente. 

Le parole del Presidente del CIO e il responsabile del cambiamento climatico delle Nazioni Unite

In merito all’argomento il Thomas Bach, Presidente del CIO.

"Parigi 2024 sta sperimentando un nuovo modello per i Giochi Olimpici, completamente in linea con l'Agenda Olimpica 2020. Il CIO è particolarmente entusiasta di vedere che Parigi 2024 mira a organizzare Giochi positivi per il clima già nel 2024, indicando la strada ai futuri organizzatori”.

Ha parlato anche Niclas Svenningsen, responsabile del cambiamento climatico delle Nazioni Unite per la Global Climate Action.

“Attraverso la sua nuova strategia di azione per il clima, Parigi 2024 sta inviando un forte segnale al mondo l'importanza di un'azione ambiziosa e inclusiva per il clima. È un segnale di leadership che la città, dove è stato adottato l'accordo di Parigi sui cambiamenti climatici nel 2015, ospiterà anche i primi Giochi Olimpici positivi per il clima. Se vogliamo raggiungere gli obiettivi dell'accordo di Parigi ed evitare il peggior impatto del cambiamento climatico, abbiamo solo 10 anni per ridurre le emissioni globali del 50%. Oggi, il Consiglio di amministrazione di Parigi 2024 ha dimostrato che lo spirito del 2015 è ancora vivo: dobbiamo avere, possiamo avere e avremo successo nella lotta al cambiamento climatico. Diamo il benvenuto a questo annuncio e ci congratuliamo con Parigi 2024! "

UE, l’Italia dovrà chiudere alcune discariche entro sessanta giorni

OLIVER CAMPONOVO RICICLO - L’UE avverte l’Italia: solo due mesi per risanare 12 discariche che non hanno requisiti in maniera di riciclo e gestione dei rifiuti. I rischi sono due: una pesante nuova multa e un deferimento alla Corte di giustizia europea. La procedura d’infrazione è stata aperta circa dieci anni fa.

Dove si trovano le discariche

Le discariche “incriminate” dalla Corte dell’Unione Europea si trovano per lo più nel Sud Italia, tra Puglia, Campania e Basilicata. Il nostro paese ha dovuto pagare diverse multe, dal 2009, quasi tutte legate a violazioni delle norme ambientali europee e sulla gestione dei rifiuti, in particolar modo sul riciclaggio. In quasi dieci anni, l’Italia ha sborsato circa 500 milioni di euro.

La direttiva del 1999

Una direttiva del 1999 ordinava una modifica o la chiusura delle discariche aperte prima del 2001, adeguandole alle nuove norme stabilite da Bruxelles. La Commissione Europea ha precedentemente avvisato l’Italia diverse volte: nel giugno 2015, per 50 siti che “minacciavano la salute e l’ambiente” e nel maggio 2017 riguardo 44 discariche. Ancora oggi rimangono 32 discariche, di cui 12 sono ancora attive. 


Per l’articolo completo leggere qua, Ue: "Italia ha 2 mesi per chiudere 12 discariche al Sud".

Accordo di Lavazza per la sostenibilità

OLIVER CAMPONOVO LAVAZZA SOSTENIBILITÀ – L’impegno delle aziende per l’ambiente non è per niente scontato. A volte viene fatto per rispettare le nuove normative, a volte per ottenere premi e agevolazioni. Ma da parte di Lavazza possiamo vedere una vera e propria dedizione per la sostenibilità. Recentemente un loro accordo con il Politecnico di Torino ha confermato il loro impegno per questa causa. L’accordo prevede che Lavazza otterrà supporto dall’istituto per rivisitare in chiave sostenibile diversi aspetti del prodotto. Un esempio da seguire per tutti, secondo Oliver Camponovo.

Cosa prevede l’accordo tra Politecnico e Lavazza

L’azienda leader del caffè sia in italia che nel mondo ha probabilmente percepito l’impegno per l’ambiente necessario in questo periodo. Una questione di tale importanza deve essere affrontata da tutti e in tutti i modi possibili, sia in casa che nel lavoro.

La collaborazione siglata tra Politecnico di Torino e Lavazza prevede una rivisitazione di diversi aspetti del prodotto a vantaggio della sostenibilità. Durerà cinque anni in cui i 110 ingegneri del settore Ricerca e sviluppo di Lavazza accoglieranno l’aiuto del Politecnico.

Così i risultati saranno un nuovo packaging, la revisione del prodotto e dell’esperienza del caffè in modo sostenibile. Non si tratta nemmeno del primo accordo tra le due parti, cosa che renderà i traguardi ancora più vicini.

La sostenibilità come mission dell’azienda

Prodotti biologici, confezioni di materiale riciclato e/o riciclabile, emissioni ridotte nella filiera produttiva: i metodi per migliorare la sostenibilità sono infiniti. Ogni azienda ha il potenziale per diventare più sostenibile nei suoi processi, dalla più piccola realtà locale ai grandi leader come Lavazza.

Certamente, non è un passo da poco. In alcuni casi significa uno stravolgimento vero e proprio del processo produttivo. Spesso, tuttavia, non si comprende l’importanza che possa avere il passaggio, difficoltoso o meno, alla sostenibilità.

Si tratta di una causa che dovrebbe essere comune a tutti. Lavazza è un esempio da seguire in quanto grande leader del caffè. Proprio per consolidare la sua posizione, ha voluto restare al passo con l’impegno verso l’ambiente grazie all’accordo con il Politecnico di Torino. 

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Riciclaggio plastica: Camponovo sulla chiusura e futuro dell’impianto inglese di Jayplas

RICICLAGGIO OLIVER CAMPONOVO - Lo storico impianto di riciclaggio della plastica, Jayplas, chiude i battenti e si sposta. Un investimento di circa 10 milioni di sterline per implementare nuovi macchinari, molto più moderni, all’interno di un sito presso Smethwick. Oliver Camponovo ci parla del grosso investimento che cambierà i modi di riciclare la plastica in Gran Bretagna.

Riciclaggio: dal vecchio al nuovo impianto

L’impianto britannico Jayplas, sito a Leicester, è stato fondato nel 1975 e da allora è diventato il più grande riciclatore di plastica del Regno Unito, leader nel settore in termini di logistica, sicurezza, partner esclusivo per tantissime aziende clienti. Il sistema giuridico e legislativo inglese ha accolto il servizio dato dalla catena Jayplas e dai suoi impianti, sparsi in tutto il territorio. Jayplas è nella fase finale della costruzione di un impianto all’avanguardia di lavaggio e pellettizzazione per film, usati a Loughborough: molti fornitori di film plastici di scarto hanno richiesto un ritrattamento in loco. Per questo l’amministratore delegato, Jason Young, ha affermato: “Ora disponiamo di un’infrastruttura di smistamento e riciclaggio che fornisce un circuito di riciclaggio chiuso e completo nel Regno Unito”.

Il nuovo impianto di riciclaggio a Smethwick

Il nuovo impianto Jayplas, dalla capacità di 25000 tonnellate di film all’anno, potrà raddoppiare la quantità di lavorazione e composizione presso Loughborough. Successivamente, il sito di Smethwick, vicino Birmingham, servirà a smistare i film di scarto ricevuti, riuscendo a dare un contributo finale alla catena aziendale. All’interno di questo sito, secondo l’azienda, verranno pianificati progetti futuri all’avanguardia.

Gli impianti di lavaggio saranno fondamentali per il processo di riciclaggio: la pulizia della plastica, contaminata da carta, cibo, sabbia e metalli, permetterà una trasformazione in pellet, pronto per essere riutilizzato. All’interno dell’impianto di smistamento di Smethwick sarà possibile gestire diversi tipi di film, sia quelli dei prodotti tradizionali sia quelli delle catene post-consumo, separando i colori ed i polimeri del materiale.

Riciclaggio innovativo secondo Oliver Camponovo

Jayplas ha permesso una innovazione nella catena del riciclaggio Inglese. I materiali del nuovo stabilimento di Smethwick includeranno sacchetti per la spesa, lattine, pacchetti di patatine, scatole di biscotti, pellicole per confezioni come cioccolato, buste per alimenti e sacchetti per pannolini. Si tratta di materiali in LDPE o PP. Oliver Camponovo, analista, finanziario e investitore che aveva già parlato della scoperta innovativa sul riciclaggio delle mascherine covid-19, afferma che la Gran Bretagna resta leader nel settore grazie a Jayplas: la suddivisione degli impianti, tra il grande sito di Loughborough, dove si lava il pellet fin dal 2015 e quello nuovo, che sta per essere ultimato e prosciolto a Smethwick, permettono innovazioni nel campo tecnologico del riciclaggio, mantenendo alti gli ultimi standard riguardanti l’energia pulita e l’economia circolare, senza intaccare la produttività.

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Le reti cattura nebbia per combattere la siccità

RETI CATTURA NEBBIA - Il problema della siccità lo stiamo vedendo con maggiore intensità nell’estate 2022, ma è un fenomeno che si ripeta da molti anni. Tanto che, secondo il World Resources Institute, entro il 2030 ben 700 milioni di persone rischiano di essere sfollate a causa della mancanza di acqua. Si stanno quindi studiando varietà di soluzioni che permettano di recuperare più acqua possibile. È il caso delle reti cattura nebbia, che hanno iniziato a diffondersi in Cile già nel 2016. 

Il meccanismo delle reti cattura nebbia

Il deserto dell’Atacama, della costa cilena è il luogo più secco del mondo. Ogni mattina però è possibile vedere una leggera foschia che prende il nome di camanchaca. Le sue gocce sono state le prime gocce di nebbia a essere catturate da delle particolari reti, allo scopo di recuperare acqua. Sono trame di pochi metri quadri realizzate in polipropilene e tenute in tensione appese tra due pali. Vengono posizionate in modo da essere controvento in modo da bloccare più facilmente le gocce nelle maglie. Una volta intrappolate passano in dei contenitori di raccolta. 

In un giorno vengono recuperati in media sette litri d’acqua al giorno, con alcune reti che riescono ad arrivare fino a quattordici litri al giorno. A oggi questa tecnica viene utilizzata anche in aree del Perù, Guatemala, Repubblica Dominicana, Nepal, Namibia e nelle isole spagnole. 

Le parole di Camilo del Rio

Camilo del Rio, ricercatore dell’istituto di geografia dell’Università cattolica di Santiago in un’intervista spiega:

“Questa foschia è una benedizione. Ci troviamo in un ambiente desertico, estremamente arido, ma abbiamo l’umidità proveniente dal mare. Se vogliamo fare di questo sistema una risorsa idrica valida per il consumo umano, allora dobbiamo fare in modo che possa durare nel tempo”. 

L’imprevedibilità e la stagionalità del fenomeno è infatti un aspetto non di poco conto per quanto riguarda le reti raccogli nebbia. La quantità infatti varia a seconda degli anni e delle stagioni, con autunno e estate che fanno registrare un calo.

Gli effetti dei cambiamenti climatici sui nostri mari

MARE – I cambiamenti climatici stanno influenzando il nostro Pianeta sotto più punti di vista. La siccità, gli incendi e il caldo torrido sono solo alcuni dei segnali tangibili a cui stiamo assistendo oggi. A farne le spese e a sentirne maggiormente il peso al momento è la biodiversità e tutte le specie che abitano questa Terra, in particolare il mare e tutti i suoi abitanti. 

Le conseguenze del riscaldamento globale sul mare

Circa il 70% della superficie della terra è coperta da acqua, tra aria, mari, oceani, fiumi e laghi. Oggi tutti questi ecosistemi sono fortemente messi a rischio dall’attività intensiva e invasiva dell’uomo. Il surriscaldamento del Pianeta non riguarda solo le zone calpestabili, ma anche i mari. Il mar Mediterraneo sta facendo registrare un aumento di +4°C di temperatura  rispetto alla media del periodo 1985 - 2005. Lo scrive Factanza, blog di notizie e approfondimenti. Nel loro post pubblicato sui social media scrivono:

“Una delle conseguenze del riscaldamento globale sul Mar Mediterraneo è, ad esempio, la sua tropicalizzazione, ovvero l’insediamento di specie provenienti da aree tropicali o subtropicali che tipicamente non hanno mai fatto parte dell’ecosistema. Molti di questi animali si sono perfettamente ambientati negli anni, come la ricciola fasciata, la bavosa africana e il pesce palla. Ma le conseguenze del riscaldamento del mare non portano soltanto a una modificazione innocua della sua biodiversità. Molti pesci invasivi, che si nutrono di plancton o di altri animali, sono responsabili del degradamento dell’ambiente sottomarino.”

Inquinamento marino

La ricerca di Factanza prosegue:

“Oltre alle conseguenze dell’insediamento di nuove specie e della proliferazione di altre, un altro grande problema è l’inquinamento dovuto alla plastica. Secondo il report “The Mediterranean: Mare Plasticum” dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, nel bacino mediterraneo si trova oltre un milione di tonnellate di plastica. La percentuale maggiore (94%) è costituita da macroplastiche, mentre le microplastiche rappresentano il 6%. Questo materiale arriva in mare sia dalle coste sia dalle località che non affacciano sul mare, attraverso il trasporto dei fiumi. Le microplastiche derivano dal consumo di pneumatici (53%), dal lavaggio dei tessuti (33%), dai cosmetici (12%) e dalla produzione e trasporto di pellet di plastica (2%). L’Egitto, l’Italia e la Turchia sono i Paesi che contribuiscono di più all’inquinamento da plastica del Mar Mediterraneo: insieme sono responsabili della dispersione di circa il 50% dei rifiuti plastici che finiscono in mare (132.000 tonnellate/anno).”

Sono dati preoccupanti che dovremmo tenere ben a mente se si vuole continuare a godere delle meraviglie dei nostri mari e del nostro Pianeta.